Storia di
Cardedu
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Comune di
Cardedu
appartiene alla
Provincia dell'Ogliastra.
Cardedu, e' un
piccolo paesino
di circa 1650
abitanti,
situato nella
parte orientale
dell' isola. Per
poter avere una
storia più
approfondita del
nostro paese
bisogna tornare
indietro di
circa 50 anni, e
raccontare
brevemente la
storia di Gairo,
un piccolo
paesino
all'interno
dell'Ogliastra,
da cui Cardedu
prende origine.
A causa di un
alluvione
avvenuta nel
1951 una parte
degli abitanti
di Gairo hanno
dovuto
abbandonare le
loro case e si
sono trasferiti
vicino al mare
dando origine
prima ad un
piccolo sobborgo
costituito
semplicemente
dalla chiesa ,
dalla caserma,
dalle scuole
elementari e
dalle case
popolari.Piano
piano il paese
si e' sviluppato
pur sempre
restando
frazione di
Gairo, fino a
quando nel 1984
e' diventato
comune autonomo
Sorge al centro
della costa
orientale della
Sardegna,
caratterizzata
da uno dei
litorali più
belli
dell'Isola.
Spiagge lunghe e
bianchissime si
alternano ad
altri arenili di
ciottoli. Le
scogliere di
porfidio rosso
che cadono a
picco sul mare
sono
intervallate da
calette
tranquille e
isolate. Fino a
qualche
ventennio fa le
sue acque erano
abitate dalla
foca monaca.
Spiagge sabbiose
e mare limpido
compongono
un'incantevole
paesaggio
incontaminato e
selvaggio, meta
preferita di
molti surfisti
per il vento di
scirocco che
soffia tra i 10
e i 15 nodi.
Circondato da
più di 2000
ettari, tra
boschi secolari
e vegetazione
mediterranea, si
trova Monte
Ferru, un
complesso
naturalistico
eccezionale,
facilmente
raggiungibile
attraverso
sentieri immersi
nella
vegetazione.
Si trovano
facilmente
prodotti tipici
quali: uva,
arance, pesche,
miele, formaggio
e vini dal
sapore
caratteristico.
Cardedu vanta
diversi beni
archeologici,
tra cui i
nuraghi, domus
de janas, un
pozzo sacro.
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Storia
di Termini Imerese
Termini Imerese è un comune
della provincia di Palermo, Sicilia. Il Comune
si estende su una superficie di 7.758 ettari e
conta 27.435 abitanti.
Il sito, fortificato naturalmente, dove sorge il
nucleo più antico della città, fu abitato sin
dalla preistoria, grazie anche alla presenza di
grotte e di ripari sotto roccia. Una stazione
preistorica dell'Epigravettiano è documentata
nel cosiddetto riparo del castello di Termini.
Dopo la distruzione di Imera da parte dei
Cartaginesi, nel 409 a.C., l’insediamento fu
ricostruito due anni dopo (407 a.C.) a 12 km ad
ovest del precedente, nel luogo dove oggi sorge
Termini Imerese. Il nome che esso allora assunse
Thermai Himeraìai (in latino Thermae Himeraeae')
è dovuto all’esistenza nei pressi di sorgenti
d’acque calde, ancor oggi utilizzate: le Terme
moderne, nella città bassa, occupano lo stesso
luogo di quelle romane, delle quali conservano
ancora alcuni resti. Note già molto prima della
distruzione di Imera, queste acque sono,
infatti, ricordate da Pindaro nella XII
olimpica, in onore di Ergoteles di Imera.
Secondo il mito, esse sarebbero sgorgate ad
opere delle Ninfe, che volevano compiacere
Atena: in esse si sarebbe bagnato per la prima
volta Ercole, dopo la lotta contro Erice. Le
monete di Termini, che sul dritto hanno la testa
di Ercole e sul rovescio tre Ninfe, s’ispirano a
questo mito.
Secondo Diodoro Siculo, la città sarebbe stata
fondata dai Cartaginesi, con l’apporto di coloni
libici, ma Cicerone afferma che si trattava in
realtà di superstiti di Imera: è probabile del
resto che le due informazioni non siano
contraddittorie, e che nella colonia punica
siano successivamente confluiti gli esuli d'Imera.
Ciò sembra confermato dal fatto che, quando
Dionigi attaccò l’eparchia cartaginese, nel 397
a.C., egli ottenne l’appoggio dei Termitani. Nel
361 a.C., quando la città era sotto il dominio
cartaginese, vi nacque Agatocle, il futuro
tiranno di Siracusa, figlio di un esule di
Reggio. Questi farà di Terme una delle sue basi
nella lotta contro i Cartaginesi.
Nel 260 a.C., nel corso della prima guerra
punica, i Romani subirono presso la città una
durissima sconfitta ad opera di Amilcare, ma
successivamente riuscirono a conquistarla, nel
253 a.C. . Da allora rimase fedele a Roma, e fu
tra quelle soggette a tributo. Dopo la conquista
di Cartagine, nel 146 a.C., Scipione Emiliano
restituì a Terme le opere d’arte sottratte dai
Cartaginesi ad Imera: tra queste era una statua
di Stesicoro, che vi aveva soggiornato. C’è
pervenuta la base di una di queste statue, con
parte dell’iscrizione. Nel corso delle guerre
civili la città parteggiò per Gneo Pompeo Magno
(forse in essa vivevano molti di quei
commercianti italici che costituivano una parte
importante del partito mariano): Pompeo, nell’81
a.C., s’apprestava a punire duramente Terme,
quando ne fu distolto dall’intervento del più
influente cittadino, Stenio, che, da partigiano
di Gaio Mario, divenne allora sostenitore ed
amico di Pompeo (Plutarco); il che non impedì a
Verre di spogliare la casa di Stenio delle sue
opere d’arte e d’intentargli un processo.
Dopo la guerra con Sesto Pompeo Augusto, vi
dedusse una colonia: è probabile che questo
fatto costituisse una punizione per la città,
che, per legami clientelari, aveva abbracciato
probabilmente il partito pompeiano. La
radicalità dell’operazione risulta dalle
numerose iscrizioni latine che ci sono
pervenute, e soprattutto dalla presenza
massiccia in esse di nomi romani ed italici: il
vecchio fondo della popolazione sembra
praticamente scomparire all’inizio dell’età
imperiale.
La continuità di vita attraverso il Medioevo ha
probabilmente permesso la conservazione delle
linee fondamentali dell’impianto primitivo. Il
Foro corrispondeva probabilmente alla zona
dell’attuale piazzale del Duomo (a nord della
piazza Vittorio Emanuele), il cardo a via del
Belvedere e il decumanus alle vie che conducono
dal Duomo a San Giovanni.
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